La Platinotipia

Il platino, scoperto nelle colonie spagnole del Sud America, giunse in Europa nel 1750. Gli spagnoli chiamarono questo metallo “platina”,il suo utilizzo in fotografia si deve a Johan Wolfgang Dobereiner il quale suggerì l’unione del sale platinico con un sale di ferro (l’ossalato ferrico). La Platinotipia non è una tecnica inavvicinabile, rimangono, tuttavia, alcuni inconvenienti legati all’alto costo dei materiali, alla preparazione dei componenti e la tossicità dei prodotti.

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La stampa al platino-palladio è un procedimento fotografico monocromatico in grado di restituire un’ ampia gamma di toni e di sfumature all’immagine ( platinotipia o palladiotipia) . L’immagine che esce da questo procedimento è opaca ed è formata dal deposito di platino o palladio assorbito dalla carta. Questa tecnica è considerata il punto di arrivo nella stampa fotografica in bianco e nero.

 

 

La tinta dell’immagine varia a seconda del dosaggio dei sali metallici nell’emulsione fotosensibile. Le stampe realizzate hanno una durata nel tempo e vengono realizzate a contatto da negativo,il quale deve essere dello stesso formato dello stampa. Ormai la tecnologia digitale permette di ottenere negativi di grande formato e di qualità eccellente con costo e tempi di realizzazione inferiori.
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